91014 Scopello - Castellammare del Golfo
Nave armata naufragata durante la seconda guerra mondiale, affondata a poche centinaia di metri dalla costa poco distante dal confine della Riserva Naturale dello Zingaro. Il relitto si trova in buono stato di conservazione e se ne comincia ad intravedere la sagoma già a pochi metri dalla discesa. La nave è poggiata su un fondale di circa 40 metri come se fosse ancora in assetto di navigazione. Numerosa la fauna presente.
Iniziamo la nostra immersione scendendo lungo la cima di riferimento fissata a prua del relitto, -28 mt circa.
Durante la discesa incontriamo un branco di ricciole che ci cominciano a girare intorno incuriosite. Ad una profondità di 20 mt "tagliamo" la diagonale e ci dirigiamo verso la poppa della nave; sotto di noi si distinguono nitidamente il ponte di coperta, la canna fumaria, e le stive aperte.
Passando in mezzo ad un nutrito branco di anthias scorgiamo delle cassette di munizioni accatastate in un gavone; di queste, una è semi aperta e lascia intravedere il suo contenuto. Un tesoro gelosamente custodito da una murena che ne ha fatto la propria dimora.
Dagli anfratti bui delle stive si scorgono le antenne delle aragoste e le corvine con i loro eleganti movimenti, sembrano danzare quando vengono illuminate dalle nostre torcie. Sotto la chiglia a quota -39 trovano rifugio cernie, saraghi e dei grossi gronghi. Lungo le paratie rivestite di spugne, margherite di mare e gorgonie gialle, nuotano allegramente colonie di anthias, castagnole e occhiate.
Profondità: min. 28 max 39
Grado di difficoltà: medio
Corrente: media
Livello di visibilità: buono
Storia del Capua
Il 17 Aprile 1943 durante la seconda guerra mondiale, la nave Capua si inabissa nelle acque di Scopello a causa di una esplosione provocata da un incendio scoppiato accidentalmente a bordo (secondo la versione ufficiale).
Il mercantile italiano, lunghezza 44.19 metri, larghezza 7.60, stazza lorda 430 tonnellate, era diretto a Tripoli con un carico di armi destinato alle truppe italiane in Africa.
L'allora ventiquattrenne comandante ed il suo equipaggio, vennero soccorsi e assistiti dagli abitanti del paesino di Scopello e fra i vecchi della zona c'è chi ricorda ancora quell'evento.
Secondo alcune testimonianze pare che l'incendio a bordo venne appiccato proprio dal suo equipaggio subito dopo avere avvistato un sommergibile inglese al largo di Punta Impisu. Pare inoltre che prima di dare fuoco alla nave il comandante diede l'ordine di trasportare le armi dalle stive a terra.
La nave impiegò circa dieci ore prima di inabissarsi rimanendo verticale e fuori dall'acqua (a causa del basso fondale), per un lungo periodo di tempo.
Una nota curiosa riguarda il comandante, il quale nel bel mezzo dell'incendio, ritornò a bordo con una scialuppa per recuperare un piccolo cane di taglia minuta, di nome Capua, che donò in segno di ringraziamento alla ragazza più bella di Scopello.