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91014 Scopello - Castellammare del Golfo

 

   

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91014 Scopello
Castellammare del Golfo (TP) ITALY

Storia di Scopello e del territorio circostante.

Una rupe rossa che guarda ad Oriente, affacciata sul golfo: qui sorge l'antico borgo di Scopello (dal greco Skopelòs: scoglio) a pochi chilometri dalla cittadina di Castellammare del Golfo, in provincia di Trapani. Un baglio seicentesco (dall'arabo bahal: cortile), circondato da poche case addossate, una piazzetta lastricata, un abbeveratoio di pietra.

La Riserva Naturale Orientata dello Zingaro si estende fra il territorio di Scopello e quello di San Vito Lo Capo. Imponenti montagne, profonde rientranze, ed ampie vallate sul mare, costituiscono i 1600 ettari di natura incontaminata della riserva. 
Pareti a strapiombo, promontori, insenature e spiaggette dai bianchi ciottoli, alternate a caverne, si susseguono per i 7 km di litorale costiero, considerato di grande interesse scientifico e ambientale.
I resti preistorici dei più antichi insediamenti abitativi del territorio di Scopello sono stati rinvenuti all'interno della grotta dell'Uzzo, situata nella riserva naturale dello Zingaro e risalgono a circa 12000 anni fa. Una campagna di scavi iniziata negli anni 70 nella stessa grotta ha portato alla scoperta di una delle necropoli mesolitiche tra le più significative in Italia. 
In tutta la costa nord-occidentale dell'isola sin dai tempi più remoti si sono insediate diverse popolazioni provenienti da lontani paesi mediterranei e con molta probabilità dall'Asia minore. Gli Elimi (popolazione composta in gran parte da profughi troiani) occuparono queste contrade fino alla conquista romana, fondando le vicine città di Erice e Segesta. Le baie, le insenature e gli approdi naturali che caratterizzano la costa, hanno favorito lo sviluppo commerciale delle città élime.
La stessa Castellammare del Golfo secondo la tradizione storica "Emporium Aegestensium" (Cicerone), "Emporium Segestanorum" (Strabone e Polibio) si ritiene sia stata il porto della città di Segesta; a questa possibilità si aggiunge un'altra ipotesi assai controversa che sostiene che il fiume di Guidaloca (fiume che sfocia nella baia medesima ed in prossimità dell'antico borgo di Scopello)  fosse emporio e porto stesso della città élima. 

Di fatto, secondo alcune testimonianze storiche, nel fiume le navi si rifornivano di legna, granaglie e generi alimentari. In tutta la zona sono presenti numerose testimonianze del passato e di antiche civiltà scomparse come le colonne sommerse custodite dal mare nella baia di Guidaloca, i reperti dal II secolo a.c. al XVI secolo d.c. presenti all'interno del percorso archeologico sommerso presso i faraglioni di Scopello, le Torri di avvistamento, l'antica Tonnara e le tombe scavate nella roccia.

Secondo fonti autorevoli, la pesca del tonno in questo territorio era praticata ancor prima dell'avvento dei romani e, nei pressi dell'attuale Tonnara di Scopello, si estendeva la mitica città di Cetaria, così chiamata per l'eccezionale abbondanza di pesci pelagici del suo mare. 

Della città di Cetaria e della sua tonnara misteriosamente scomparse, oggi sappiamo poco, o quasi nulla. Presente nel periodo romano, la città di Cetaria venne raffigurata da Tolomeo (astronomo e matematico greco100-178 D.C. circa) nella sua Sicilia geografica. 

Alcuni storici sostengono che nell'odierno sito di Scopello viene identificato l'antico insediamento scomparso. I Faraglioni di Scopello infatti si trovano in una posizione di riparo naturale dai venti, ad eccezione del grecale e levante. 
Questo porto naturale è stato probabilmente un luogo di ancoraggio già in epoca antica, lo si può dedurre dalle diverse tipologie di anfore e manufatti (ceramiche greche, puniche, africane e spagnole) presenti nel "Museo Sommerso", l'Itinerario Archeologico Subacqueo proposto da Cetaria Diving Center. 

Purtroppo, a causa delle scarse informazioni storiche, non si hanno notizie precise sulle sorti della città di Cetaria e si possono soltanto formulare delle ipotesi. Fra queste, la possibilità che la città venne distrutta dagli arabi conquistatori (sbarco Arabo Mazara del Vallo  827 d.C.) i quali, ricostruirono e riutilizzarono la tonnara tramandando nei secoli questa nobile arte. 

L'ultima mattanza (pesca del tonno) della tonnara di Scopello è avvenuta negli anni ottanta. 
La "Cialoma" (canto propiziatore dei tonnaroti per accrescere la loro forza nel tirare su le reti) echeggia ancora tra i magazzini che custodiscono le attrezzature e le barche, ancora in perfetta efficienza. 
In un documento compilato in lingua greca dell'anno 1097 appare per la prima volta il nome Scopello, ma secondo gli storici pare che questa località avesse tale nome ancora prima della dominazione araba (Yaqût cita infatti 'Usqobul o 'Isqubul, città sulla costiera di Sicilia). 

Nel 1200 il feudo di Scopello venne concesso dall'imperatore Federico II ad una colonia di piacentini emigrati dalla Lombardia e guidati da Oddo di Camerana. I nuovi coloni eressero una torre a guardia della tonnara (torre della tonnara di Scopello) ma pochi anni dopo dovettero abbandonare quel luogo a causa delle numerose scorrerie dei pirati e dei corsari. 

Nel XVI secolo l'architetto reale Camillo Camilliani a conclusione di un difficile viaggio per le coste siciliane infestate dai pirati, proponeva nel territorio di Scopello e dello Zingaro la costruzione di nuove torri di avvistamento e, il ripristino e la fortificazione di quelle già esistenti. 
Vennero edificate la torre Scopello (o torre Doria) e la torre dell'Impisu. La già esistente torre dell'Uzzo (oggi semidistrutta  sorge nella cala dell'Uzzo, all'interno della riserva dello Zingaro), venne ricostruita e fortificata. 
La sua costruzione, insieme  alla torre Bennistra  sita sopra l'antico borgo di Scopello, e la torre di Guidaloca posta su una altura della baia che porta lo stesso nome, è antecedente al viaggio del Camilliani nell'anno 1583. 

Descritta nel 1700 dal marchese di Villabianca come alta e imponente, la torre dell'Uzzo era fornita di una scala di corda di sessanta gradini, utilizzata per mettere in salvo "genti e torrieri" dagli attacchi dei pirati. 
A Scopello fino a qualche decennio fa, era ancora possibile ammirare l'aquila borbonica dipinta sull'arco della porta del baglio mentre il bosco di Scopello, un tempo dimora di cervi, lupi e cinghiali, ricorda le battute di caccia di Ferdinando III di Borbone, che lo elesse al rango di riserva reale. Sconfitti i Borboni, e per molti anni dopo l'unità d'Italia (1860) e fino alla fine degli anni quaranta, Scopello e le montagne dello Zingaro restarono a lungo rifugio di fuggiaschi e di briganti leggendari. 
Teatro di vicende storiche,  Scopello e il suo territorio sono avvolti da un alone di mistero alimentato dalle leggende e dai racconti dei vecchi del paese.

Luoghi intrisi di fascino e magia; luoghi impregnati di medioevo che rievocano epoche lontane; epoche di incursioni barbaresche, di gesta eroiche, di pirati e di corsari.

Vittorio Ballerini: Cetaria Diving Center

(Bibliografia)

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